Ubriaco alla guida investe e uccide un uomo, condannato a 3 anni e 6 mesi di carcere

“Un po’ di giustizia è stata fatta, ma papà non c’è più. La figlia di Mauro Meneghel commenta la codnanna esemplare dell’investitore

Al giovane che, ubriaco, ha travolto il 57enne di Caorle è stata inflitta la pena di 3 anni
e 6 mesi: “per un omicidio stradale in Italia è tanto, per una vita spezzata ben poco”

Un po’ di giustizia è stata fatta, ma io mio papà non ce l’ho più”. C’è soddisfazione ma anche tanta amarezza nella giovane di Caorle Giada Meneghel, 26 anni, all’indomani della condanna pur esemplare considerando la media dei casi analoghi – a 3 anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione per omicidio stradale per il suo quasi coetaneo e concittadino che gli ha ucciso il papà Mauro: il ventiquattrenne Riccardo Rorato. La sentenza è stata pronunciata mercoledì 15 dicembre 2021, in tribunale a Venezia, dal giudice monocratico Stefano Manduzio.

Una tragedia già grande di per sé, resa ancora più grave e terribile dalla riprovevole condotta dell’automobilista che il 20 febbraio 2021, alle 17, in località Torre di Fine, nel comune di Eraclea, perdendo il controllo della sua Volkswagen Golf nell’affrontare una curva, ha travolto l’incolpevole Mauro Meneghel, che aveva solo 57 anni, e stava semplicemente e tranquillamente camminando ai lati della carreggiata.

Oltre ad andare a una velocità molto più sostenuta del limite, almeno 85 km/h contro 50, l’imputato era ubriaco, gli è stato riscontrato un livello di alcool nel sangue di ben 1.89 g/l, contro il limite di 0,5, e inizialmente è anche fuggito, salvo costituirsi poco dopo. Infatti, il Pubblico Ministero della Procura lagunare titolare del relativo procedimento penale, il dott. Giovanni Gasparini, gli ha ovviamente contestato anche l’aggravante della guida in stato di ebbrezza, mentre non è stato possibile imputargli anche l’omissione di soccorso: l’autopsia ha appurato che il cinquantasettenne è deceduto sul colpo a causa dei gravissimi politraumi riportati e, per quanto la legge sul punto sia molto discutibile, il reato è venuto meno.

Considerando l’entità purtroppo molto lieve delle pene per omicidio stradale in Italia, sono abbastanza soddisfatta, credo che un po’ di giustizia mio padre l’abbia ricevuta” spiega la figlia: superando i due anni, non è prevista la sospensione condizionale e quindi, sempre che il giovane non ricorra in appello e non ottenga riduzioni, per lui potrebbero aprirsi le porte del carcere.

Resta però il fatto che per una vita spezzata, e in questo modo poi, è sempre poco e che mio papà non ce l’ho più” prosegue Giada Meneghel, che, con la mamma Paola, i nonni e gli zii paterni, per essere assistita, attraverso il responsabile della sede di San Donà di Piave, Riccardo Vizzi, si è affidata a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che ha già ottenuto prima della fine del processo il risarcimento per i congiunti della vittima, che non si sono quindi costituiti parte civile.

Ciò che più mi fa rabbia di questa vicenda – conclude Giada – è stata la scelta di Rorato, contraria a tutti i sani valori e principi sulla base dei quali si dovrebbe crescere, di mettersi al volante ubriaco, pur sapendo benissimo che in queste condizioni avrebbe potuto mettere a rischio l’incolumità di altre persone, oltre che la propria, come purtroppo è successo. Nei dieci mesi che ha passato ai domiciliari, a casa, lui aveva comunque accanto i suoi genitori: io il mio dovevo andarlo a trovare in cimitero. E se andrà in prigione, quando uscirà ritroverà sempre suo padre e sua madre: a me mio papà non me lo restituirà più nessuno”.