Addio 2020: l’anno maledetto nel centenario dell’ultimo poeta maledetto

Hanno definito Henry Charles Bukowski come trasgressivo, alcolizzato, sbronzo, maschilista, cinico, sboccato, politicamente scorretto, distruttore del sogno americano e malinconico. Per alcuni è stato dissacrante, talentuoso, leggendario, illuminato. Per altri, infine, è stato un poeta “maledetto”. Ma chi è stato, e cosa ha rappresentato, questo poeta e scrittore, tedesco di nascita, e statunitense d’adozione, nell’immaginario collettivo e nella letteratura? Ne abbiamo parlato, in occasione del centenario della sua nascita (16 agosto 1920), e a conclusione di questo “nefasto” 2020, anno, con il nostro romanziere di fiducia, Simone Vesentini (citazione pezzi vecchi).  

Matteo Peretti: “Se succede qualcosa di brutto, si beve per dimenticare,
se succede qualcosa di bello, si beve per dimenticare,
e se non succede niente, si beve per far succedere qualcosa”. Mi sembra l’epitaffio ideale per questo 2020, Simone. E a te, cosa sembra?

Simone Vesentini: Caro Matteo, che dire di questi dodici mesi per restare in tema bukowskiano? Ci sono vini che migliorano con gli anni, mentre questo anno può migliorare solo consumando del vino! Ti piace questa? Potrebbe essere una citazione del buon vecchio “Hank”, così era chiamato Bukowski dagli amici. Di certo avrebbe detto, o scritto, una frase del genere se fosse ancora vivo! Però, se permetti, voglio aggiungerne un’altra!

M: Certo!

S: Pensando a quest’anno, all’isolamento sociale, alla tristezza dei Social e alla chiusura totale, o anticipata, dei luoghi di aggregazione, mi viene in mente questa sua massima: “Mi guardai intorno. Non c’era nessuna donna lì in quel caffè. Ripiegai sulla cosa che sta al secondo posto in graduatoria: sollevai il mio bicchiere e lo scolai.”

M: Azzeccata anche questa. Cosa dire ancora? Anonimo impiegato delle Poste sino a 49 anni, e poi…

S: E poi la svolta! Ha sempre creduto nella sua arte, anche se è arrivato tardissimo al successo, soprattutto grazie a una piccola casa editrice, la Black Sparrow, che ha avuto fiducia in lui. Se non ricordo male, grazie a uno stipendio a vita di 100 dollari al mese, elargitogli direttamente dall’editore, ha potuto lasciare l’odiato lavoro e dedicarsi completamente alla scrittura. Ora ci sta un’altra sua frase storica: “Avevo solo due alternative: restare all’ufficio postale e impazzire… o andarmene e giocare a fare lo scrittore e morire di fame. Decisi di morire di fame”. Vorrei anche specificare che, quando raggiunse la fama mondiale, restò sempre alla Black Sparrow, anche se avrebbe potuto scegliere altri editori che di certo lo avrebbero ricoperto d’oro. Questo rende onore a quella figura. A questo punto, non posso fare a meno di pensare, giusto per fare un paragone, a uno scrittore italiano che, sconosciuto e giovanissimo, è riuscito a pubblicare il suo primo romanzo con un’importante casa editrice; farei anche il suo nome, ma sono certo che mi censureresti, e quindi ti dico solo che è napol…!

M: Simone! “Storie di ordinaria follia”, “Compagno di sbronze”, “Taccuino di un vecchio sporcaccione”… parlaci dello stile di Charles Bukowski!

S: Hank è il massimo esponente del cosiddetto “Realismo sporco”. Per quanto mi riguarda lo adoro: è diretto, graffiante e non ha freni linguistici. Era, ed è ancora, una voce fuori dal coro… mi piace consideralo una rockstar, dissoluta, della letteratura!

M: L’opera che consiglieresti ai nostri quattro lettori?

S: Post Office… farebbe riflettere tutte quelle persone che fanno un lavoro che non le soddisfa e che non hanno il coraggio di cambiarlo e di rimettersi in gioco, come ha fatto lui! Comunque sono certo che i nostri lettori, visto il personaggio trattato in questo articolo, potrebbero arrivare almeno questa volta a sette… conosci qualcuno che non ama alla follia Bukowski? Io sinceramente no!

M: Sette è un numero impegnativo! Ora, non puoi esimerti dal fare un’altra delle sue folgoranti citazioni!

S: Eccola: “Tante volte uno deve lottare così duramente per la vita che non ha tempo di viverla.”

M: In conclusione, Bukowski poeta maledetto o poeta illuminato?

S: Uno stramaledetto poeta illuminista… non ti ricorda il titolo di un mio romanzo?

M: Mancava la marchetta! Torniamo al tema! Siamo giunti, per fortuna, all’epilogo di questo 2020, anno, secondo molti, maledetto. Terremoti, eventi climatici estremi, morti illustri e, ahimè la terribile pandemia del Covid-19. È un caso, Simone, che tutto questo avvenga nel centenario del poeta maledetto?

S: Per quanto mi riguarda, Bukowski ha fatto solo che del bene e l’unica persona che ha realmente maltrattato è stato lui stesso! Per me rimane uno dei più grandi talenti letterari di tutti i tempi ma, sfortunatamente, il centenario della sua nascita cade proprio in questa maledetta annata da dimenticare.

M: Grazie Simone, in conclusione, non ci rimane che augurare ai nostri lettori, nel pieno rispetto delle normative sanitarie, serene feste e un “a mai più 2020”!

Matteo Peretti