Le sue intuizioni hanno trasformato format israeliani in successi globali come In treatment o Homeland
Morozzi: «In città la nostra scuola, maestranze e case di produzione: la filiera si sta trasferendo anche qui»
Pelliccia: «Abbiamo belle storie, contesto stimolante e paesaggi da sogno: possiamo farcela anche noi»
Verona, 8 novembre 2021. «Verona e il Veneto? In questo territorio sono già presenti realtà importanti per quanto riguarda la formazione, come la nostra scuola Studio Cinema International, la produzione cinematografica e la post produzione di Estra Digital srl, con sede proprio in città. La Veneto Film Commission mette a disposizione ogni anno un bando da cinque milioni di euro per chi decida di produrre cinema qui. Abbiamo tutte le carte in regola affinché anche il territorio scaligero possa diventare un incubatore del cinema di successo nazionale e internazionale. Ora, con le istituzioni locali, stiamo lavorando per attrarre l’industria cinematografica della produzione di contenuti in questa regione, così intrisa di imprenditoria e voglia di fare». Con queste premesse Emanuela Morozzi, regista e produttrice cinematografica e direttrice artistica di Studio Cinema – Verona, ha chiamato a raccolta all’Hotel Due Torri a Verona imprenditori, avvocati, commercialisti e altri professionisti per il meeting «Cinema Content Business – dalla mission alla vision – dalla scrittura alla piattaforma». Protagonista Yona Wiesenthal, uno dei produttori più influenti del cinema internazionale e deus ex machina del “caso Israele”.
«Non è casuale aver chiamato in riva all’Adige proprio Wiesenthal: da amministratore delegato della tv pubblica prima e poi di Sky Israele, ha chiarito come un territorio piccolo come il Paese mediorientale, con soli 6 milioni di abitanti, ma con grandi idee ed immerso in un contesto stimolante, sia diventato in pochi anni il riferimento mondiale per la produzione di film e serie tv low budget ma di grande valore produttivo, al punto di essere acquistate degli studios americani. Siamo convinti che questo modello sia applicabile anche qui in Veneto», spiega Augusto Pelliccia di Augustus Color srl, che ha da poco terminato la produzione esecutiva del film «Across the river and Into the Trees», girato in Veneto durante il lockdown, scritto dal vincitore del premio Bafta Peter Flannery e con un cast internazionale, tra cui spiccano Matilda de Angelis, Liev Schreiber e Laura Morante. «A Verona esistono già la piattaforma produttiva ideale, la disponibilità finanziaria, l’infrastruttura tecnica e Studio Cinema, che da sei anni forma personale artistico di assoluto valore, tutto in un territorio con location mozzafiato e voglia di fare imprenditoria di sistema. Questo parallelismo con il cinema israeliano deve essere uno stimolo: se ci sono riusciti loro, possiamo riuscirci anche noi a Verona».
A spiegare il salto di qualità dell’industria cinematografica di Israele, divenuta nel giro di pochi anni modello internazionale per la scrittura di contenuti – che fanno gola in primis ai giganti di Hollywood – è stato proprio Wiesenthal: sua l’intuizione che ha trasformato piccoli progetti studiati per il mercato nazionale Israeliano in successi di scala globale diffusi cross medialmente. «Gli ingredienti di un prodotto di successo? Prima di tutto l’idea», afferma, «che deve essere unica, differente, qualcosa di mai visto prima. E poi la scrittura: gli sceneggiatori sono tra le professionalità senza dubbio più importanti». E’ così che il format israeliano «Be Tipul», incentrato sulla vita privata e professionale di uno psicoterapeuta e comprato dal colosso americano Hbo, ha dato il “la” al successo planetario della serie «In Treatment», trasmessa anche in Italia su Sky con un cast stellare tra cui Sergio Castellitto, Adriano Giannini e Michele Placido. «Il motivo? Un’idea geniale alla base, un’ottima scrittura e una produzione low cost», spiega Wiesenthal. «Altra storia accattivante quella della serie israeliana «Hatufim», conosciuta in tutto il resto del mondo come «Homeland», ormai all’ottava stagione: «Il conflitto di Israele con i popoli confinanti e il costante rischio di sfociare in una guerra internazionale si sono rivelati un altro tema vincente: questo è stato il primo format israeliano acquisito da Netflix e diffuso in lingua originale, abbattendo così anche la barriera linguistica». E poi «Tehran», altra serie prodotta in Israele con un investimento di tre milioni di dollari e comprata da Apple per dieci. O «Shtisel», che narra la vita quotidiana di una famiglia ebrea ultraortodossa di Gerusalemme: trasmessa in patria dal 2013, dal 2018 è stata distribuita in streaming su Netflix, con cui è entrata anche nelle case degli italiani in piena pandemia (e non ne è più uscita). Successi che non è assurdo pensare possano nascere, di qui in avanti, anche in riva all’Adige.
«L’idea mia e di Massimiliano Cardia, ceo di Studio Cinema International, di fondare sei anni fa una scuola di alta formazione cinematografica a Verona è stato un importante movimento di decentralizzazione non solo della formazione. Infatti oggi le possibilità di girare e produrre cinema di qualità e di successo nel Veneto sono più che concrete, anche per i produttori internazionali, senza contare che proprio Verona ha da poco dato i natali a una nuova casa di produzione cinematografica, la Dpa Pictures srl», conclude Morozzi. «Insomma, il cinema italiano non è solo a Roma, ma si sta trasferendo anche qui: siamo felici di poter contribuire a creare una filiera del cinema sempre più veneta anche con talenti da noi formati in Veneto».