Il silenzioso addio a Colin Powell

Si è spento lo scorso 18 ottobre, senza grossi clamori della stampa e senza i riflettori che avrebbe meritato, l’ex-Segretario di Stato (Ministro degli Esteri) gli Stati Uniti d’America, Colin Luther Powell. Ha concluso la sua vita a 84 anni per problemi di salute aggravati dal Covid-19.

Ma chi fu veramente questo ex-militare afroamericano, passato alla storia come colui che mostrò all’ONU, e al mondo, le false prove sulle armi chimiche di Saddam Hussein al fine di giustificare l’imminente attacco militare degli Stati Uniti contro l’Iraq?

Nato da genitori giamaicani, poi immigrati negli USA, cresciuto ad Harlem, si è laureato al City College di New York in Geologia, e, poi, ha conseguito un Master in Business Administration alla George Washington University.

Arruolatosi nel 1962, prestò servizio in Vietnam, a Grenada, a Francoforte e, infine, dopo aver scalato la gerarchia militare, diventando anche generale a quattro stelle, fu capo dello Stato Maggiore Congiunto, nominato dal presidente George Bush. E’ stato il più giovane uomo in divisa ad aver avuto questo incarico (a 52 anni). Con questo ruolo gestì, tra le altre, l’invasione statunitense di Panama nel 1989 contro il dittatore Noriega e l’Operazione Desert Storm nel 1991.

Come uomo di Governo rivestì, oltre a svariati incarichi per il Pentagono, i ruoli di vice consigliere della sicurezza nazionale e poi responsabile della stessa durante le presidenze Reagan.

Dal 2001 al 2005, durante la presidenza di George W. Bush, ricoprì la carica di Segretario di Stato statunitense e da Ministro degli Esteri, non senza titubanze, tenne il suo più celebre discorso al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Era il 5 febbraio 2003; quel giorno accusò l’Iraq di essere produttore di armi di distruzione di massa e paese finanziatore del terrorismo.

Tutto questo per dare il giusto valore e riconoscimento a un uomo della destra americana e a un repubblicano che avrebbe meritato anche in ruoli più importanti di quelli che ha avuto. Il film ‘Vice’, biografia non autorizzata del Vicepresidente USA Dick Cheney, parzialmente lo riabilita agli occhi del mondo e, probabilmente, spiega, anche se in modo frettoloso e incompleto, il vero ruolo che ha avuto Powell nella seconda Guerra del Golfo, e, cioè, più di vittima del pressapochismo e delle forzature dell’intelligence americana, che di convinto sostenitore dell’attacco militare. Nello studio ovale, tra George W. Bush e Donald J. Trump, non avrebbe sfigurato.

Che la terra gli sia lieve.

Matteo Peretti