Trenord: sesto sciopero dall’inizio dell’anno, primato nazionale. Responsabilità anche su disservizi e costi

Cosa è accaduto a Trenord per motivare, in piena emergenza sanitaria, ben 6 (sei) scioperi dall’inizio dell’anno: ultimo, ultimo quello di lunedi 10 ottobre dei cobas USB, penultimo quello di domenica 5 settembre dei delegati CIGL CISL UIL e ORSA che ha fatto imbestialire migliaia di passeggeri increduli che non potevano contare neppure su un servizio minimo visto il giorno festivo.

Quali sono i gravi motivi che hanno provocato una simile raffica di scioperi, con disagi non solo per i pendolari ma anche per i passeggeri che hanno preso il treno in un giorno festivo? C’è forse in gioco il posto di lavoro o è minacciata la salute? Siamo in presenza di infortuni, tagli salariali, punizioni ingiuste, sono lesi i diritti fondamentali dei sindacati? Niente di tutto questo. L’astensione dal lavoro di lunedi 11 ottobre è contro l’obbligo del green pass per accedere al lavoro. Anche i ben tutelati ferrovieri, che erogano un servizio di trasporto pubblico saranno in sciopero.

Eppure, con il matrimonio tra FNM e FS che diede vita a Trenord 12 anni fa i lavoratori  “sommarono” le condizioni normative e salariali di autoferrotranvieri (FNM) e ferrovieri (FS): fu proprio per questa benevolenza che i sindacati accettarono la fusione e tutti i partiti, nessuno escluso caldeggiarono la fusione. L’allora presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, definì Trenord un passo federalista che avrebbe migliorato i servizi e ridotto i costi di gestione grazie a relazioni sindacali innovative. Da allora neppure la parvenza di rapporti sindacali trasparenti e responsabili.

E’ dal 2002, che l’azienda cerca di passare dalla gestione manuale  dei turni del personale di movimento ad uno informatizzato (Arco) costato 6 milioni di euro ma non ci riesce. Il sindacato si è accomodato al tavolo consociativo anziché stimolare l’azienda a comportamenti di efficienza. Azienda invece impegnata a gestire la “rendita” politica ed elettorale della ricca (di trasferimenti pubblici) azienda. Il monopolio ferroviario venne soltanto spostato (da nazionale a regionale).

Di “innovativo” c’è solo il fatto che con i soldi dei contribuenti vennero accordati a Trenord trattamenti di maggior favore rispetto agli altri ferrovieri italiani. Ciò senza un aumento della produttività di sistema dell’azienda, sotto 20 punti rispetto a quelle europee. Il costo del treno per kilometro lombardo il più alto d’Italia. Nonostante ciò, si contano una decina di scioperi all’anno, e una crescita esponenziale dei disservizi (ritardi e soppressioni dei treni).

Fonte O.N.L.I.T.