Intervista a Simone Vesentini su Napoleone a 200 anni dalla sua morte

Il 5 maggio 1821 si spegneva sull’Isola di Sant’Elena, in pieno Oceano Atlantico, a soli 51 anni Napoleone Bonaparte, politico, legislatore (famoso il suo Code Napoleon), generale e fondatore dell’Impero francese (1804-1814 e marzo 1815-giugno 1815). Nato in Corsica, a soli 30 anni diviene Primo Console di Francia e poi Imperatore, dopo essersi distinto in alcune battaglie ed essere diventato generale in piena Rivoluzione Francese. Considerato uno dei più grandi condottieri e strateghi militari della storia, riuscì in pochi anni a porre sotto i propri piedi l’intera Europa controllandola direttamente, o tramite regni affidati a persone a lui fedeli. Figlio della Rivoluzione e dei suoi ideali, ne fu, per alcuni, pure il carnefice. Sconfitto, poi, a Lipsia a fine 1813 dalle potenze europee alleate (dopo la disastrosa campagna di Russia), fu esiliato sull’Isola d’Elba. Dopo una nuova, quasi incredibile, avventura imperiale di 100 giorni, finì i suoi giorni a 1.900 km dalle coste dell’Angola e guardato a vista dagli inglesi.

Su Napoleone sono stati dipinti quadri, scritti libri, saggi e poesie (come non ricordare l’ode “Il cinque maggio” di Manzoni), e la sua memoria è ancora oggi viva e anima dibattiti e discussioni. Un giudizio sereno, però, sul personaggio probabilmente ancora non è stato dato. Proviamo a parlarne con il nostro autore veronese preferito, l’immarcescibile prezzemolo Simone Vesentini.

Matteo Peretti: Simone, cosa ti viene in mente se cito: “Ei fu”?
Simone Vesentini: Caro Matteo, e me lo chiedi? Stai scendendo in un campo minato… hai infatti appena citato due personaggi che amo alla follia e che conosco come le mie tasche, anche per motivi biografici! Sono, infatti, un ex-ufficiale, oltre ad essere, come ben sanno i nostri 6 o 7 lettori, uno scrittore di romanzi e autore di poesie!

M: Non montarti la testa, fai 3 o 4!

S: Mi fa molto piacere ricordare, allora, ai nostri 3 o 4 lettori, e a 200 anni dalla sua morte, un grandissimo generale, migliore, secondo me, del tanto inflazionato Custer e un innovatore in tecniche militari, come lo fu durante la Seconda Guerra Mondiale (e qui mi accorgo di poter attirarmi critiche) il tedesco Heinz Guderian! E ho altrettanta soddisfazione a rievocare, poi, il sublime Alessandro Manzoni che, con la sua ode, lo ha celebrato rendendolo una figura, oltre che immortale, quasi mitologica!
M: Esagerato il Manzoni, quindi, o Bonaparte fu, veramente, “tanto spiro”?
S: Non esagero per niente! Stiamo parlando di due vere e proprie divinità… in campi diversi ovviamente! A volte mi chiedo se siano realmente esistiti o se siano frutto di racconti mitologici. Nei secoli seguenti non hanno avuto eguali; di certo non vorrai paragonare un Napoleone a molti generali moderni, o un Manzoni ad alcuni autori contemporanei come Fa…
M: Ti interrompo, “fa” …cciamo un passo avanti! Dall’Alpe alle Piramidi… un vero condottiero!
S: Campagna d’Italia… un successo! Non così l’Egitto e la Russia! Grandi trionfi e fulminee vittorie, ma troppi morti e, alla fine, la fortuna, che gli aveva arriso in gioventù, che gli volta definitivamente le spalle. Penso soprattutto alla sua ultima battaglia, Waterloo, dove ogni cosa è andata storta.
M: Napoleone vero rivoluzionario o restauratore della monarchia?
S: Un vero rivoluzionario, a mio parere. Un uomo che si è fatto da solo, che ha capito l’importanza dell’artiglieria, ai tempi in cui veniva celebrata solo la cavalleria, e che si è saputo circondare di uomini valorosi che, seppur di umilissime origini, ha fatto assurgere al grado di marescialli dell’impero… penso soprattutto a Michel Ney! Non era favorevole alla raccomandazione, prassi ormai consueta ai nostri giorni, ma premiava il valore e ricambiava la fedeltà.
M: Premesso che un giudizio su un tale attore della storia è impossibile in poche parole, ma, in sintesi, fu vera gloria?
S: Fu eccelsa gloria! Una vita indimenticabile, passata troppo rapidamente, e un esilio lontano da tutti, in completa solitudine. Mi piace immaginarlo che scruta l’orizzonte, magari ripensando alle proprie vittorie, ormai quasi sbiadite nella sua mente. Credo, che se avesse potuto scegliere, avrebbe preferito morire a Waterloo, insieme ai suoi soldati.
M: Chiudiamo, Simone, con un omaggio pure all’autore della splendida ode de “Il cinque maggio”, Alessandro Manzoni. Il tuo verso preferito e perché?
S: Cadde, risorse e giacque… sono solo tre parole, ma che evidenziano il vero spirito di Napoleone. Un uomo che non mollava mai, anche nelle avversità, che gli inglesi hanno dovuto spedire a migliaia di chilometri di distanza, in mezzo all’oceano Atlantico, e che probabilmente hanno avvelenato, affinché venisse dimenticato. Ma poi è arrivato Alessandro Manzoni, che lo ha reso più immortale di quanto già non fosse!