Servizi di messaggistica e privacy: quali rischi nel nostro smartphone?

Come salvare la privacy tra Whatsapp e «concorrenti». Al via il 5 marzo nuovo ciclo di conferenze online dedicato alla cyber security.

Quali rischi può nascondere il mio telefonino? È sicuro condividere un progetto industriale via mail o via Whatsapp? Come posso proteggere la mia rete aziendale? Come faccio a sapere se sto subendo un attacco hacker? Sono domande che è inevitabile porsi se si trova ad avere un livello di responsabilità all’interno di un’azienda e, sempre più spesso, anche se si lavora come liberi professionisti. Ma sono davvero in pochi ad avere gli strumenti per capire come affrontare le sfide sempre crescenti della sicurezza informatica.

Ecco perché, per la prima volta, l’Ordine degli ingegneri di Verona organizza un ciclo di conferenze online, a libero accesso, dedicati alla cyber security.

Il primo appuntamento è per venerdì 5 marzo, alle 17, con un evento dal titolo «Servizi di Messaggistica e privacy. Ci dobbiamo preoccupare?».

Al centro, la «grande migrazione» tecnologica in corso da gennaio. Milioni di utenti in tutto il mondo hanno aperto nuovi account Signal, Telegram o di altre applicazioni di messaggistica, spesso abbandonando software più comuni e diffusi come Whatsapp. E l’Italia non fa differenza. Cosa sta succedendo? C’è davvero un allarme privacy nelle app utilizzate per la chat? Risponderanno tre dei maggiori esperti italiani: Enrico Ferraris, avvocato del foro di Torino, ed esperto di protezione dati; Cristian Mesiano, Ceo di Perceptolab, realtà che si occupa di rischio e di intelligenza artificale; Stefano Zanero, professore associato del Politecnico di Milano ed esperto di Cybersecurity. A fare da moderatore, Luca Zorloni, giornalista di Wired.

Al centro dell’approfondimento, non solo il «boom» delle applicazioni di messaggistica «alternative», ma anche la normativa sulla privacy e sul trattamento dati, sulla quale è girata, nelle scorse settimane, una «fake news di successo»: le nuove condizioni d’uso di Whatsapp che tanto panico hanno scatenato ma che non avranno al momento effetto all’interno dell’Unione Europea.

«Si tratta di un tema attualissimo — spiega Mattia Zago, ingegnere, dottorando in cybersecurity e responsabile scientifico del ciclo d’incontri — su cui molte imprese si interrogano, cercando nuovi strumenti di comprensione per una materia che, inevitabilmente, presenta degli aspetti molto tecnici. L’obiettivo è quello di fare divulgazione rendendo questi ultimi quanto più accessibili anche a un pubblico di non esperti».

Ad aprile seguirà un secondo evento dedicato alla sicurezza dei dispositivi mobili.