Pfas. Giunta regionale del Veneto su affermazioni in audizione alla Camera dei deputati

In relazione all’audizione tenutasi oggi alla Camera dei Deputati in materia di inquinamento da Pfas, e ad alcune affermazioni che ne sono scaturite, la Giunta regionale del Veneto precisa quanto segue:

  • È destituita di ogni fondamento l’accusa di non aver raccolto e messo a disposizione dati scientifici. Solo come esempio, al proposito si ricorda che la Direzione regionale Prevenzione ha già redatto e pubblicato ben 11 (undici) Rapporti Epidemiologici; il Registro Tumori del Veneto ha effettuato e pubblicato un’indagine specifica confrontando i parametri medi regionali con quelli dei comuni in area rossa; i dati scientifici su acqua, animali, ortaggi e persone sono stati raccolti in continuo e condivisi con l’Istituto Superiore di Sanità nell’ambito di un rapporto di collaborazione tuttora in atto, grazie al quale L’ISS ha prodotto il fondamentale studio sull’esposizione alimentare. Il primo studio dell’Istituto Superiore di Sanità sull’inquinamento da Pfas in Veneto è stato presentato, proprio in Regione Veneto, il 20 aprile del 2016, dopo un necessariamente lungo periodo di raccolta ed elaborazione dei dati necessari.
  • L’allargamento dello screening sulle persone alla cosiddetta area arancione è in fase di valutazione. Nell’area rossa, le persone già invitate allo screening (che è esclusivamente su base volontaria) sono 72.100; le visite effettuate sono 42.400. La Regione Veneto sta attuando il più grande screening locale mai effettuato in Italia.
  • La Regione del Veneto è perfettamente a conoscenza del lavoro del Professor Foresta sulla specifica tematica del cancro al testicolo e su altre tematiche, essendo la Regione stessa ad averglielo commissionato. In materia di esiti materni e neonatali, è peraltro della Regione Veneto l’Aggiornamento dello studio specifico a cura del Registro Nascite – Coordinamento Malattie Rare, coordinato dalla professoressa Paola Facchin.
  • La Regione Veneto, unica in Italia e in attesa che lo faccia il Governo, ha fissato da ottobre 2017 il limite Zero Pfas nelle acque potabili.
  • I filtri operativi sugli acquedotti sono di ultimissima generazione e per questo motivo hanno una maggiore durata e sono in grado di intercettare anche i cosiddetti “nuovi Pfas”.
  • Solo in Veneto sono progettati o già in corso lavori per opere acquedottistiche pari a un valore di 56,8 milioni e solo il Veneto ha chiesto con forza e ottenuto dal Governo la nomina di un commissario straordinario nella persona del Dr. Nicola dell’Acqua. Nessuna inerzia è quindi ascrivibile alla Regione Veneto.
  • Stupisce peraltro il fatto che l’Isde faccia oggetto dei suoi allarmi il solo Veneto, stante che, fin dallo studio iniziale del 2013, è emerso che nella questione è coinvolta buona parte del territorio italiano e che analisi scientifiche effettuate hanno portato a svelare che nelle acque del fiume Po (notoriamente non solo veneto) esistono quantità di Pfas di nuova generazione (C6O4) quasi 2.000 (duemila) volte superiori che sotto l’Azienda Miteni. Gli esiti sono stati immediatamente messi a disposizione della magistratura competente e delle Regioni interessate.
  • Non corrisponde al vero che la Regione abbia trascurato le “mamme no Pfas”. Loro delegazioni sono state ripetutamente incontrate, ad esempio il 3 aprile 2019 dagli Assessori Bottacin e Lanzarin; in precedenza, incontri erano stati effettuati dall’allora Assessore alla Sanità Luca Coletto e da tecnici della sanità e della prevenzione. L’Assessore Bottacin ha addirittura partecipato attivamente a un Tavolo con le mamme tenutosi al Ministero dell’Ambiente il 6 febbraio 2018. Le interlocuzioni con le mamme no Pfas da parte della Regione sono comunque, e saranno, numerose e improntate alla massima trasparenza.
  • Quanto sopra costituisce solo una minima parte dell’attività della Regione Veneto, dei suoi Assessorati competenti e dei suoi tecnici, rispetto all’inquinamento da Pfas.