Lazzaretto Nuovo 2019: lo scavo di antropologia nel Campo Santo

La vicesindaco di Venezia, Luciana Colle, e la vicepresidente della Commissione Cultura Deborah Onisto hanno consegnato questa mattina a Ca’ Farsetti, una targa all’associazione Archeoclub d’Italia – sede di Venezia e al presidente Gerolamo Fazzini, per l’importante lavoro d’indagini archeo-antropologiche 2019 svolte all’isola del Lazzaretto Nuovo nell’area dell’antico “Campo Santo”. All’appuntamento hanno preso parte anche il vicepresidente del Consiglio comunale Saverio Centenaro e i consiglieri Lorenza Lavini e Maurizio Crovato. Il progetto è stato fortemente sostenuto dall’Amministrazione comunale che nel maggio dello scorso anno ha approvato in Giunta, la campagna di scavi e ricerche archeologiche stipulando un contratto di comodato con l’Archeoclub e con l’associazione di volontariato Ekos Club. Il percorso che si concluderà domenica prossima con il primo workshop in programma della trentaduesima edizione dei Campi estivi organizzata dall’Archeoclub e proseguirà per tutta la stagione con diverse attività coinvolgendo ragazzi, studenti, professionisti e appassionati.
 
“Siamo orgogliosi di aver contribuito come Amministrazione a sostenere questo importante progetto – commenta la vicesindaco Colle. Così, su impulso del sindaco Luigi Brugnaro, abbiamo voluto garantire e mantenere la realizzazione di interventi non solo volti alla conservazione del complesso monumentale ma soprattutto alla promozione di un ambito di Città mediante attività culturali destinate a potenziare la fruizione pubblica del bene per consentire, a chi ne sia interessato, di poter conoscere o approfondire la storia e le tradizioni del nostro territorio. Grazie quindi a tutti voi per darci la possibilità di poter ammirare le vostre scoperte”.
Le ricerche antropologiche hanno, infatti, confermato la presenza di fosse comuni riferibili alle epidemie di peste che hanno colpito Venezia tra il XVI e il XVII secolo e si svolgono in un’area posta vicino all’antica chiesa dell’isola, dal 2015 in collaborazione con l’Università dell’Australia occidentale (UWA) di Perth – Centre for Forensic Science e con la concessione di scavo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, grazie al comodato gratuito concesso dal Comune di Venezia a fronte della riconosciuta importanza dell’isola e dei risultati raggiunti in questi decenni nella salvaguardia, valorizzazione e fruizione pubblica con cui migliaia di persone ogni anno possono conoscere la storia del territorio.
 
“Quella del Lazzaretto Nuovo è un’opportunità unica di scavo e analisi di resti umani – dice la responsabile scientifica Ambika Flavel –, in un luogo di grandissimo fascino storico e ambientale, che ha avuto diversi usi nei secoli; la squadra è composta da studiosi da tutto il mondo.”

L’importanza del progetto è stata testimoniata nei giorni scorsi anche dalla visita di Margaret Cox, antropologa forense e osteoarcheologa di fama internazionale, fondatrice della prima laurea magistrale al mondo in Archeologia forense e autrice di pubblicazioni fondamentali per il settore. Secondo la matrice divulgativa del progetto non-profit “Per la rinascita di un’isola” condotto dalle associazioni Ekos Club e Archeoclub di Venezia, che negli ultimi trent’anni ha recuperato dall’abbandono il Lazzaretto Nuovo, lo scavo è stato anche aperto straordinariamente al pubblico lo scorso weekend, nel percorso di visita guidato che si snoda all’interno della cinta muraria fra il Tezon Grande e gli altri edifici monumentali, e all’esterno lungo “Il Sentiero delle Barene” allestito quest’anno con il Museo di Storia Naturale di Venezia.
 
Istituito dalla Repubblica di Venezia nel 1468, per tre secoli il Lazzaretto Nuovo, complementare all’ospedale vero e proprio situato sull’isola del Lazzaretto Vecchio, è stato una soglia di Venezia: il luogo in cui dovevano fare la “quarantena” le navi, le persone e le merci provenienti dai diversi porti del Mediterraneo prima di entrare in città.
Le ricerche attualmente in corso comprendono sia scavi archeologici per lo studio del sito, sia analisi antropologiche di base che già possono fornire informazioni circa età, sesso, caratteristiche fisiche, provenienza geografica. Seguiranno le analisi di laboratorio, alcune particolarmente avanzate, ad esempio sul DNA ed esami isotopici che potranno fornirci molte informazioni sugli antichi veneziani. “Le campagne effettuate – viene spiegato –  hanno finora indagato solo una piccola parte dell’area del Campo Santo: può essere sicuramente affermato il notevole valore archeologico e antropologico del cimitero murato dell’isola del Lazzaretto Nuovo: non è esagerato presumere che almeno 2.500 individui si trovino depositati in questa struttura. Gli scavi dei prossimi anni saranno indirizzati a indagare livelli stratigrafici inferiori, per ricostruire un profilo demografico del sito e confrontarlo con altre aree cimiteriali storiche esistenti a Venezia e in Laguna”.